SAEP Point of View

Il valore di un framework IoT per la gestione energetica e la sostenibilità delle PMI

Ottimizzare i consumi energetici è solo una delle promesse dell’IoT, i cui benefici di estendono dall’efficienza alla sostenibilità. Tuttavia, la complessità dei progetti è un freno all’adozione, soprattutto nelle PMI. Scopriamo, insieme a SAEP ICT Engineering, come rispondere a questa sfida con un framework IoT modulare ed efficace

Pubblicato il 24 Lug 2023

best practice: concept Iot

Secondo i dati più recenti dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano, il mercato delle soluzioni IoT ha superato gli 8 miliardi di euro nel 2022, registrando un tasso di crescita del 13%. Questo risultato è dovuto a diversi fattori, primo fra i quali la versatilità delle soluzioni e dei framework IoT, che generano valore in svariati contesti applicativi come il monitoraggio degli asset produttivi, la manutenzione predittiva, i digital/virtual twin e la gestione energetica. Nell’era del caro energia, quest’ultima è un’esigenza quanto mai sentita da tutto il tessuto economico, e in particolare da settori energivori come la manifattura.

Ottimizzare i consumi energetici è una priorità, ma non tutte le imprese sono in grado di farlo. Se i sistemi di campo non forniscono dati utili, o più semplicemente l’azienda non è in grado di valorizzarli rendendoli informazioni azionabili, il risultato non è raggiungibile. Ed è proprio qui che si innestano i temi dell’IoT, dei framework IoT e il valore delle relative soluzioni.

Risparmio in primis, ma anche sostenibilità

A seconda della maturità digitale di partenza, le imprese intraprendono la strada che conduce all’Internet of Things (e ai relativi framework IoT) per diversi motivi: acquisire informazioni da macchine più o meno datate, costruire una visione sistemica sui consumi di una linea produttiva, di un processo o un plant industriale, oppure ancora correlare dati di sorgenti diverse così da accorgersi proattivamente di anomalie come guasti alla componentistica, configurazioni errate o un impiego non esemplare degli asset stessi. Tutti fattori che hanno un impatto importante sull’ottimizzazione energetica.

Il dato proveniente dai sistemi in campo va acquisito, trasmesso in cloud, elaborato/valorizzato con svariate tecniche e poi presentato in modo tale da comunicare informazioni di valore e abilitare decisioni data-driven. In ogni caso, un progetto IoT fornisce un monitoraggio utile alla razionalizzazione dei costi energetici e, al tempo stesso, all’abbattimento degli sprechi, con conseguenze positive sul fattore sostenibilità, che è perseguito da un numero sempre crescente di aziende. Anzi, lo si potrebbe considerare il primo passo verso la componente ambientale della triade ESG.

Internet of Things e le sfide delle PMI

Date queste premesse, sfruttare al massimo il potenziale dell’Internet of Things è strategico per qualsiasi impresa, a prescindere dalle sue dimensioni. L’ha compreso il 77% delle grandi aziende, ma non è male neppure la quota di PMI che ha intrapreso almeno un progetto, pari al 58% (Osservatorio PoliMI).

Il 20% di differenza (circa) tra le due tipologie di imprese dipende dalla grande complessità dei progetti IoT e da una serie di sfide che non emergono ad un’osservazione sommaria. Giuseppe Caspani, CEO di SAEP ICT Engineering, ci spiega che “la complessità di qualsiasi progetto IoT dipende dal fatto che ci si deve affidare a specialisti sia dell’ambito tecnologico, laddove ci posizioniamo come SAEP, che di quello applicativo, visto che è necessaria la giusta sensibilità ed esperienza per capire quali siano i dati da tracciare e in che modo li si debba valorizzare, cosa che varia da un ambito all’altro”.

Ancora una volta, sono le competenze a rallentare il percorso verso l’impresa data-driven: ce lo conferma anche l’Osservatorio quando afferma che “la mancanza di competenze è ancora il fattore principale che limita l’avvio dei progetti (44% grandi aziende e 38% PMI)”.

Anche in ambito tecnologico la situazione non è semplice, poiché un progetto IoT richiede la sinergia di competenze specialistiche in diversi campi dell’ingegneria, competenze che le PMI non hanno e che sono difficili da trovare anche presso i system integrator. Caspani precisa che “occorrono ingegneri elettronici per gestire i dispositivi di campo, che spesso sono device di basso livello e, come tali, funzionano con meccaniche completamente diverse da quelle informatiche. Mettere in comunicazione questi due mondi, inoltre, è tutt’altro che banale. Poi, non possono mancare specialisti di protocolli che gestiscano l’infrastruttura di comunicazione tra le macchine, ma anche specialisti di dati per la progettazione delle pipeline, sviluppatori di applicazioni ed esperti di database moderni come quelli di tipo documentale o time-series, che vengono frequentemente usati nei progetti IoT”.

A tutto ciò si aggiungono i temi della sicurezza, della visualizzazione del dato e, soprattutto, il fatto che la comunicazione è bidirezionale: le aziende non chiedono ai propri partner semplicemente di monitorare gli asset, ma anche di poterli impostare, programmare ed effettuare interventi da remoto.

Emerge dunque un quadro molto complesso che, unito alla inevitabile personalizzazione di ogni progetto, finisce per condizionare la loro sostenibilità economica, riservando l’IoT alle imprese capaci di investimenti significativi.

Internet of Things e PMI: il valore del framework IoT di SAEP ICT

Come portare, dunque, progettualità IoT complesse verso il segmento delle PMI, garantendo scalabilità, sicurezza e apertura verso evoluzioni future?

La risposta è basata su tre parole chiave: il cloud, la modularità e, ovviamente, l’esperienza. Le architetture a microservizi, tipicamente associate al paradigma cloud, abilitano la creazione di piattaforme di moduli riusabili (framework IoT) dalla cui integrazione e sinergia, e con l’eventuale innesto di elementi custom, può essere realizzata una soluzione IoT end-to-end, comprensiva di pipeline dei dati, componenti di comunicazione, strutture di autenticazione, architetture moderne di database, predisposizione per sistemi di Analytics, di BI e molto altro.

L’elemento cardine di questo approccio è la cosiddetta replicabilità, ovvero la possibilità di fungere da modello per svariate implementazioni IoT, dall’energy management ai digital twin industriali e a qualsiasi altro use case presente e futuro.

Il modello appena descritto è quello che ha ispirato SAEP ICT Engineering nello sviluppo del proprio framework IoT chiamato Ep4IoT, che è risultato vincitore del bando Tech Fast di Regione Lombardia. Il suo scopo è proprio quello di fungere da piattaforma su cui costruire progetti custom senza rinunce sul fronte della scalabilità e delle prestazioni ma che, puntando sulla replicabilità, si avvicinino alle esigenze e ai budget delle PMI. “Il pilastro di Ep4IoT – afferma Caspani – è l’infrastruttura cloud, che è risultata abilitante per lo sviluppo di soluzioni IoT che devono far coesistere nativamente svariati componenti. Su questa architettura abbiamo creato un insieme di moduli sinergici, un mosaico completo che ci permette di approcciare qualsiasi progetto IoT con la consapevolezza di disporre già di tutti i componenti tecnologici necessari”.

Se sulla scalabilità il cloud rappresenta una garanzia più che sufficiente, il framework IoT Ep4IoT gestisce la sicurezza con un approccio multi-layer e by design che, oltre alla distribuzione del dato, fanno affidamento su tecnologie di sicurezza degli accessi (credenziali, MFA…), dei dispositivi (certificati, crittografia…) e soprattutto su un approccio di miglioramento continuo.

Se parlare di democratizzazione dei progetti IoT pare ancora eccessivo, la spinta ad ampliare il target è certamente molto interessante, sia per gli effetti lato business, sia come driver di sostenibilità.

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